
Wols
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Ti porto dall’Angelo, ha nuvole bianche
il cielo, anche i fumi di carbone sono fermi
e fermo è il mondo. Ti porto dall’Angelo
come promesso, ti porto i semi
dell’intatta veglia, parola convenuta
nel buio penetrale, consegnata.
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In virtù di lamina e grazia
compiuti frutti ceduti all’oro degli autunni,
segreto che nel tempo duri e mai marcisca
in forma o stato che foglia muove.
Esatta legge il nome visto, conseguito.
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Incompiuta neve eterno altrove
gloria di legni e tradite vette,
carte forre storte mappe. Schiena
al nulla spinta in luogo del giardino.
Chiudi gli occhi: il giglio dell’estate
è ancora lì sulle dune. Il picchio
del Nord, lontano lontano, vòltati:
è vivo il suo richiamo.
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I tuoi quattro gradi sotto zero
i miei dieci sopra. Né questo
vento del Nord ci avvicinerà
né un perfetto colpo di dadi.
Tu, resta oltre. Bussola di sabbia,
eternità, terrestre asse di marzapane.
La chiave dell’imperduto, eccola.
In cambio, la più pura pietra.
